Un'insolita analisi tipografica dell'universo cinematografico di Wes Anderson.
Wes Anderson è un regista visionario il cui stile visivo unico ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. I suoi film sono diventati sinonimo di set meticolosamente dettagliati, personaggi eccentrici e di una palette di colori ben definita. Ma c'è un altro elemento dei suoi film che spesso passa inosservato: la tipografia. L'uso dei caratteri di scrittura per Anderson è sottile e deliberato: aggiunge un altro livello di profondità ai suoi mondi già ricchi e complessi!
In questo articolo faremo un'analisi dello stretto legame tra la tipografia e l'universo cinematografico di Wes Anderson, esplorando i diversi font utilizzati, il significato dietro di essi e il ruolo che giocano nella sua narrazione.
Che tu sia un fan dei film di Anderson o semplicemente interessato all'arte della tipografia, questo articolo ti darà sicuramente una visione affascinante di una delle voci più distintive del cinema.
L'uso dei font, della simmetria e del colore nei film di
Wes Anderson
L'uso dei font nei film di Wes Anderson è un elemento che si fonde perfettamente con l'estetica del regista. Anderson è noto per la sua attenzione ai dettagli e la tipografia non fa eccezione. In molti dei suoi film, i font utilizzati sono scelti per creare una sensazione di equilibrio e armonia. La simmetria è un altro elemento importante nei film di Anderson. Le inquadrature sono spesso perfettamente bilanciate, creando un senso di ordine e di equilibrio. Anche il colore svolge un ruolo fondamentale nei film di Anderson. La sua palette di colori pastello è stata utilizzata per creare un'atmosfera sognante e surreale.
I caratteri più usati da Wes Anderson
I font utilizzati nei film di Wes Anderson sono molto diversi fra loro, ma tutti hanno un posto ben definito all'interno della narrazione. Uno dei font più utilizzati nei suoi film è il Futura, un font geometrico e moderno che dà un senso di ordine e di razionalità (non molto usato dai Designer perché, in alcuni casi, risulta poco leggibile per la sua forma strecciata).
Anderson ha affermato che il Futura è il suo font preferito e l'ha utilizzato in molti dei suoi film, tra cui "Il treno per il "Darjeeling", "Moonrise Kingdom" e "Grand Budapest Hotel". Un altro font utilizzato da Anderson è il Garamond, un font serif classico che dà un senso di eleganza e di tradizione. Il Garamond è stato utilizzato in "Rushmore" e "Il treno per il Darjeeling".
Alcuni film di Wes Anderson e i font che li caratterizzano
🎬 The Royal Tenenbaums
I Tenenbaum (2001) è il film che segna l'esordio pubblico di Wes Anderson. Racconta di una famiglia disfunzionale a cui affianca l'uso del sua amato font Futura (presente in quasi tutti i suoi film e cortometraggi, come una vera ossessione). Lo troviamo: 🔴 nel titolo – in Futura Bold – 🔴 nelle schermate che introducono i capitoli e nei crediti finali
🔴 in qualunque altra scritta inquadrata dalla cinepresa (sui bus della Green Line, sulle insegne dei musei, sui poster, sulle copertine dei libri).
Il Futura è un font che risale agli anni 1920 ed è stato creato dal Designer tedesco Paul Renner. Il font Futura fu uno dei primi font geometrici e moderni utilizzato in molti manifesti pubblicitari dell'epoca e anche in molte opere d'arte del movimento Bauhaus (pur non essendo associato direttamente a quella scuola). Anche se è stato utilizzato da molti Designer di tutto il mondo diventando un'icona della tipografia moderna, senza alcun dubbio, il suo uso nei film di Wes Anderson gli ha conferito una nuova vita. È anche arrivato sulla Luna: si trova infatti sulla targa apposta su un satellite per celebrare l’allunaggio del 1969. Lo troviamo anche nel logo della RAI e nella segnaletica della compagnia ferroviaria nazionale.
🎬 The Gran Budapest Hotel
Wes Anderson ha un talento particolare: riesce magnificamente a ricreare su pellicola piccoli mondi sospesi tra la fiaba e un personale immaginario vintage. In passato Anderson ci aveva fatto immergere in ambienti casalinghi o ci aveva ospitato in una barca con tutto il suo equipaggio, in The Gran Budapest Hotel, presentato alla Berlinale del 2014, il regista offre alla nostra vista addirittura la cultura di un’intera nazione. Come ogni nazione che si rispetti, l’immaginaria Repubblica di Zubrowka ha la propria storia, le proprie uniformi, una bandiera, ma anche banconote, francobolli, portachiavi, quotidiani, libri, confezioni di dolciumi, passaporti e menu — con tutti i rispettivi caratteri tipografici. Questo fa del film un godimento per gli occhi appassionati di una certa tipografia. L’arduo compito di dar vita a questo mondo di fantasia è affidato alla graphic designer Annie Atkins che attinge a piene mani dai caratteri tipografici in voga nell’Europa orientale degli anni Trenta. Infatti, l’insegna del Grand Budapest Hotel è un rimaneggiamento di un’insegna originale in metallo degli anni Trenta proveniente dal Cairo. Ma ancora più complesso è stato ideare i diversi quotidiani stampati nella Repubblica immaginaria, i cui articoli furono scritti uno per uno da Wes Anderson stesso. Per i crediti degli attori, in questo film Anderson usa prevalentemente il carattere tipografico Archer (font realizzato nel 2001 per la rivista di lifestyle e intrattenimento americana Martha Stewart Living e reso successivamente pubblico nel 2008).
🎬 Moonrise Kingdom
Moonrise Kingdom (2012) è il settimo lungometraggio che vede per la prima volta, Wes Anderson, abbandonare il Futura per il Tilda: elegante, dolce e naif.
Una fiabesca storia d’amore tra adolescenti (che Anderson ammette aver sempre sognato di vivere a quell’età) il cui titolo viene affidato alla lettering artist Jessica Hische (novella dell'esperienza cinematografica) che in questa preziosa intervista ne illustra l'utilizzo giocoso, in diversi colori accesi, sia nei titoli di testa sia in quelli di coda. Ispirato dal vecchio film La Femme Infidèle (1969) diretto da Claude Chabrol a cui viene aggiunto un tocco da America anni Sessanta, più adatto all’immaginario estetico da tranquilla provincia Americana. Il font viene commercializzato nel 2014 dalla stessa creatrice.
🎬 L'Isola dei Cani
L’isola dei cani - Isle of Dogs - (2018) è il secondo film di animazione di Wes Anderson, girato in stop-motion.
Ambientato in Giappone, il lungometraggio racconta di un futuro distopico in cui tutti i cani di Megasaki City vengono confinati in un’isola a causa di una nuova influenza canina.
Anche questa volta Wes Anderson ci fa immergere in un immaginario inusuale: Megasaki City ha un tocco retro-futuristico ed è, ovviamente, molto, molto giapponese. A curare il lettering e la tipografia utilizzata nel lungometraggio è Erica Dorn, designer e illustratrice di base a Londra ma nata e cresciuta in Giappone – alla prima esperienza con il cinema.
Anche in questo caso la Designer ha dovuto creare oltre mille nuovi oggetti tra cui: poster, insegne, lattine di birra, cartoni di latte e le personalizzate medagliette dei cani. Ma particolarmente interessante è il lettering dei titoli – un mix tra caratteri occidentali e nipponici che si rimbalzano armoniosamente l’attenzione degli spettatori. Il lettering giapponese varia continuamente ed è stato disegnato a mano. Come spiegato infatti dalla stessa Erica Dorn sarebbe stato difficile trovare un font adatto: i caratteri tipografici che includono tutti i circa 2000 caratteri della scrittura giapponese sono sicuramente molti di meno rispetto a quelli disponibili in Occidente. Il carattere occidentale nei titoli invece rimane costante, quasi a fare da spalla al forte visual giapponese. Dopo aver valutato diverse scelte, un po’ all’ultimo minuto è stato deciso di disegnare a mano anche questo.
Quanto conta dunque la scelta dei caratteri tipografici e del lettering nei film di Wes Anderson? Molto. Wes Anderson è un regista con una profonda cultura visuale, oltre ad essere meticoloso e attentissimo ai dettagli. È ben cosciente che la credibilità dei suoi immaginari dipende anche dalla scelta del giusto carattere: per questo ogni font che vediamo sullo schermo ha dietro laboriose ricerche e numerose proposte rifiutate.
I font più bizzarri e il loro ruolo nella narrazione di Anderson
Non tutti i font utilizzati nei film di Wes Anderson sono classici e ordinati come il Futura o il Garamond. Alcuni di essi sono molto bizzarri e stravaganti, come il font utilizzato per il titolo di "Il treno per il Darjeeling", che sembra essere stato scritto a mano. Questi font eccentrici sono utilizzati per creare un senso giocoso e irriverente. Anche in "The Life Aquatic with Steve Zissou", c'è un font calligrafico, che crea un senso di casualità e di spontaneità.
Una piccola chicca: un breve video (in inglese) molto ben realizzato che celebra la passione di Wes Anderson per i font.
L'uso del carattere tipografico Futura e quando Anderson si rivolge a dei Designer per creare nuove scritte.
Il Futura è uno dei font preferiti di Wes Anderson e viene utilizzato in molti dei suoi film. Ma ci sono situazioni in cui il regista si rivolge a degli esperti di nani V o lettering per creare nuovi caratteri. Ad esempio, per il titolo di "Moonrise Kingdom", Anderson ha creato un nuovo font in collaborazione con la Designer Jessica Hische per dare un senso di leggerezza e di vivacità al film.
L'influenza di Anderson nell'uso dei font
L'uso della tipografia nei film di Wes Anderson ha influenzato molti altri registi e Designer in tutto il mondo. I font geometrici e l'attenzione per i dettagli, nonché gli accostamenti di colore per la creazione di palette armoniose, ha ispirato una maggiore cura nella realizzazione di briefing progettuali.
Conclusioni e riepilogo
In conclusione, l'uso della tipografia nei film di Wes Anderson è un elemento che si fonde perfettamente con la sua estetica unica e inconfondibile. I caratteri utilizzati nei suoi film sono scelti per creare un senso di equilibrio e armonia insieme alla perfetta simmetria delle inquadrature. La scelta di palette con colori pastello è stata utilizzata per creare un'atmosfera sognante e surreale e svolge un ruolo fondamentale. L'uso della tipografia nei film di Anderson ha influenzato molti altri Registi e Designer in tutto il mondo, rendendo la sua estetica un'icona, un punto di riferimento per le arti visive. Come usare il colore nella pellicola Senza dubbio hai già iniziato a riallineare il modo in cui pensi al colore e ai font dei tuoi progetti grafici. È tempo di raccogliere gli strumenti necessari per evocare emozioni specifiche. Nel prossimo post di Grafica & Design scoprirai come usare il colore. Intanto, per esercitarti, sviluppa il tuo stile e definisci le tue immagini studiando le tavolozze dei colori dei film di Wes Anderson.
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